Parkinson e mutazioni della glucocerebrosidasi

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 08 ottobre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La glucocerebrosidasi è un enzima lisosomiale che catalizza l’idrolisi del glicolipide glucocerebroside a ceramide e glucosio, ed è codificata dal gene GBA1, le cui mutazioni che portano a deficit della glucocerebrosidasi causano la malattia di Gaucher (GD). Questa patologia, che costituisce il più comune disturbo autosomico recessivo da accumulo lisosomiale, fu descritta per la prima volta da Philippe Gaucher nel 1882 in una giovane donna affetta da splenomegalia[1], che presentava cellule abnormi e caratteristiche (cellule di Gaucher), che oggi sappiamo essere macrofagi repleti del glicolipide, abbondanti nel fegato, nella milza e nel midollo osseo dei pazienti.

L’impatto delle mutazioni della glucocerebrosidasi 1 sulla fisiologia del reticolo endoplasmico, dei lisosomi e dei mitocondri costituisce ormai una nozione patologica classica. Le oltre 300 mutazioni patogenetiche del gene GBA1, nell’uomo mappato 1q21 e consistente in una sequenza di 11 esoni in 7.6 kb[2], includono mutazioni puntiformi, mutazioni splice-site, delezioni, inserzioni e alleli ricombinanti. Ne risulta una riduzione di attività dell’enzima che raggiunge a stento il 10-20% del normale; nei portatori della mutazione l’attività enzimatica è intorno al 50% del normale.

Clinicamente la GD è distinta in tre forme, in base all’età di esordio e all’interessamento del sistema nervoso centrale: GD tipo 1, la forma più comune e non neuropatica, GD tipo 2 e GD tipo 3, considerate forme neuropatiche.

Il rapporto tra GD e malattia di Parkinson fu inizialmente considerato una curiosità clinica dovuta alla coesistenza dei due quadri patologici in alcuni pazienti, ma all’inizio del terzo millennio è risultata evidente la connessione genetica tra mutazioni del gene GBA1 e degenerazione nigro-striatale della malattia di Parkinson. In particolare, nei portatori della mutazione recessiva, e dunque sani, si rilevò una proporzione molto più alta di quella della popolazione generale di casi della seconda malattia neurodegenerativa per frequenza dopo quella di Alzheimer.

Carol X-Q Chen e colleghi hanno generato linee cellulari staminali multipotenti da pazienti di Parkinson portatori eterozigoti di mutazioni del gene GBA.

(X-Q Chen C., et al., Generation of patient-derived pluripotent stem cell-lines and CRISPR modified isogenic controls with mutations in the Parkinson’s associated GBA gene. Stem Cell Research – Epub ahead of print doi: 10.1016/j.scr.2022.102919, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: The Neuro’s Early Drug Discovery Unit (EDDU), Mc Gill University, 3801 University Street, Montreal, Quebec (Canada); C-BIG Biorepository (C-BIG), Montreal Neurological Institute-Hospital, McGill University, Montreal, Quebec (Canada).

Le mutazioni eterozigotiche di GBA sono state associate allo sviluppo della malattia di Parkinson e alla demenza a corpi di Lewy. Gli autori dello studio qui recensito hanno generato due linee di cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) dai pazienti affetti da malattia di Parkinson portatori eterozigoti delle mutazioni GBA W378G o N370S, e successivamente hanno prodotto linee isogeniche di controllo usando il CRISPR/Cas9 genome editing.

Le linee iPSC derivate dai pazienti e le linee isogeniche di controllo hanno mantenuto una completa pluripotenza, cariotipi normali e capacità fisiologiche di differenziazione. Tutte le linee iPSC si sono potute differenziare in neuroni dopaminergici, così fornendo uno strumento valido per lo studio della patogenesi della malattia di Parkinson.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-08 ottobre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Clinicamente la malattia si presenta con epatosplenomegalia, trombocitopenia, anemia, osteopatia con osteopenia, osteoporosi e dolori ossei da infarti o fratture patologiche (Beutler & Grabowski 2001).

[2] La glucocerebrosidasi è espressa in tutti i tessuti e, come altre proteine lisosomiali, è sintetizzata nel reticolo endoplasmico rugoso ma, a differenza di altre proteine lisosomiali, il suo trasporto ai lisosomi non è mediato dai recettori del mannosio-6-fosfato ma da LIMP2. La struttura cristallizzata, ottenuta nel 2003, ha rivelato la presenza di tre dominii non continui.